💡Non ho fatto in tempo ad impegnarmi in un progetto di scrittura settimanale che subito non ho rispettato la scadenza.
E’ bastato un piccolo cambiamento alla mia routine (un viaggio in Italia nel week end) a farmi perdere immediatamente la bussola.
Morale della favola: per costruire una nuova abitudine occorre tempo, motivazione, persistenza.
Rieccoci qui con “Cosa ho imparato” della scorsa settimana (abbondante).
Perché scrivere?
📚 Perché provare a scrivere ogni settimana una sorta di diario delle cose importanti “che ho imparato”? Perché solo quando scrivi puoi fissare i tuoi pensieri, puoi organizzarli e sistematizzarli. Se leggi senza scrivere, se non riesci a spiegare a qualcuno cosa hai imparato, allora non hai davvero imparato.
Il Paradosso della Scelta
🧠 E’ davvero interessante ritrovare alcuni elementi ricorrenti nelle mie letture, studi ed interessi sulla comunicazione, la psicologia sociale e neuroscienze, anche in percorsi apparentemente diversi.
Da qualche mese sto frequentando un corso di Google sullo User Experience (UX) Design e mi sono imbattuto (di nuovo) nel concetto di Paradosso della Scelta.
Sul tema della scelta si erano espressi filosofi come Kierkegaard e il grande sociologo Zygmunt Bauman.
Nel 2004 lo psicologo Barry Schwartz ha teorizzato che una moltitudine di scelte a disposizione, se da un lato ci fa pensare di essere liberi, dall’altro lato ci rende infelici perché costretti a scegliere.
Più scelte a disposizione si hanno e più sale l’ansia e la confusione che può sfociare in depressione.
Pensiamo alle numerose scelte offerte da un e-commerce in ambito tecnologico oppure ai numerosi modelli di vita, di pensiero, di stile proposti dai social media. Quale scegliere? Sarà quello giusto? Diventa sempre più difficile prendere decisioni consapevoli.
Un tema vastissimo che si interseca anche con il grande tema dell’attenzione e dei media.
Qui sotto, per chi fosse interessato, c’è il Ted Talk di Barry Shwartz anche con sottotitoli in italiano.
La guerra: oro per i media
📰 Non esiste argomento migliore della guerra per far esaltare i giornali e i media di tutto il mondo. Non bastava quella lunga e sanguinosa dietro casa tra Ucraina e Russia che immediatamente ne è divampata un’altra tremenda nel Medio Oriente e che sarà lunghissima.
La distanza fisica dalla terra natìa mi ha aiutato molto a schivare lo scivoloso dibattito pubblico italiano sulla guerra tra Israele e Hamas che come sempre è caratterizzato dal tifo da stadio, o stai con i guelfi o con i ghibellini. Zero complessità, zero analisi.
Quello su cui ancora non riesco a capacitarmi tuttavia è come sia possibile che gente di un certo spessore culturale possa stare lì ad indignarsi sulle posizioni estreme del giornalista e opinionista di turno.
Sarà che ho maturato una certa consapevolezza nei confronti dei social media e sul funzionamento dei giornali, ma mi chiedo come sia possibile stare a seguire la guerra minuto per minuto, con il carico di ansia che questo comporta e con l’illusione di “tenersi informati” sul tema.
Max Cooper e Martin Kohlstedt
🎹 Continua il mio tour de force di ottobre con i concerti dal vivo. Ne ho ancora due a cui assistere in questo mese ma nel frattempo me ne sono goduti altri due di un certo livello.
Il primo è stato quello di Max Cooper, nord irlandese di Belfast, residente a Londra, un DJ producer di musica elettronica tra i più eclettici ed innovativi sulla scena musicale europea. I suoi suoni passano dalla elettronica fino alla dance techno.
La sua musica era accompagnata da una bellissima proiezione in 3D di art design.
Altro concerto, altra atmosfera nella serata con il giovane pianista tedesco Martin Kohlstedt.
In uno spazio piccolissimo ed intimo, il 35enne compositore si è esibito in un concerto fatto di improvvisazioni con il suo pianoforte e le sue tastiere (che ha portato con sé nel Regno Unito via nave).
La sua musica spazia dal pianoforte classico fino all’elettronica con uso di sintetizzatori, riverberi ed effetti vari.
Libri: La trama lucente
📚 Ho sospeso momentaneamente la lettura di “Amici” di Robin Dunbar perché mi sono buttato a capofitto sul nuovo libro di Annamaria Testa “La trama lucente” (Ed. Garzanti).
Edito anni fa ma l’autrice lo ha rivisto ed integrato con nuove parti.
E’ un libro che parla di creatività e lo affronta come solo Annamaria Testa sa fare in Italia, in modo profondo, accurato, denso ma leggibile con una prosa unica.
Annamaria Testa è una delle persone più ispiranti per le mie passioni per la sua grandissima capacità di analisi sui temi della creatività, linguaggio, scrittura, comunicazione.
Nei primi capitoli analizza lo studio sulla creatività da parte di studiosi come Freud, Jung, Erikson e ne trova tratti comuni:
..ricorre l’idea che la creatività sia connessa con qualche forma di inquietudine o di tensione o di prova da superare. E ricorre la tendenza a collocare le radici, le cause prime della creatività in una dimensione remota, o psichica (l’inconscio, il sogno, gli archetipi) o cronologica (l’infanzia, il passato, la memoria…), che sfugge la consapevolezza.
In un posto che non è qui e ora, insomma.
E non solo niente nasce da niente e la creatività non spunta come un fungo, dalla sera alla mattina, ma si sviluppa se e quando si libera un’energia prima trattenuta, che a volte è attivata da un ostacolo, a volte da un dolore. E quando questa energia recupera qualcosa di perduto o dimenticato o rimosso o solo potenziale e si orienta verso un percorso di consapevolezza e crescita.
Ricorre l’idea che sia cruciale un confronto con qualcosa di altro e maggiore (Mito, Archetipo, Realtà, Destino, Madre. Ma anche il Superio, alla sua maniera. O un Rito di passaggio consistente nel superare una Prova…) che non solo fa crescere, ma conferisce risorse e allontana da ciò che è patologico, disturbato, nevrotico, schizofrenico, guidando l’individuo verso una vita sana, piena e soddisfacente.
A fine lettura il libro meriterà un’analisi (scritta). Alla prossima settimana e scrivimi un commento qui sotto se c’è qualcosa su cui vuoi confrontarti.