Volete un libro che sia in grande di cambiare la vostra visione del mondo e di come funziona?
Eccovelo servito: Come funziona davvero il mondo di Vaclav Smil (Einaudi 2023) sarà in grado di farvi ragionare in modo completamente diverso e soprattutto a darvi qualche indicazione di come funzionano le cose essenziali che regolano la nostra società moderna.
La prima grande scoperta che ho fatto nel leggere il libro è che non è certo la tecnologia e l’intelligenza artificiale che governano o governeranno il mondo come spesso i media ci raccontano.
Si parla di questi argomenti perché sono affascinanti, li vediamo nei film, parlano di futuro e soprattutto catturano l’attenzione del grande pubblico che è quello che vogliono i mass media ma non è la realtà.
Prima di addentrarmi in una estrema sintesi del libro che mira o a incuriosirvi a leggerlo (ne vale la pena) o almeno a dare un’idea dell’importanza di certi concetti, posso già affermare con certezza che il mio percorso di lento e graduale ma continuo allontanamento dalla lettura dei giornali a vantaggio di approfondimenti mirati con letture di libri è stata una scelta più che azzeccata che ho fatto negli ultimi anni e questo libro ne è un esempio.
Tutto quello che ci raccontano i giornali rispetto al riscaldamento globale, alla transizione energetica, agli idrocarburi è inesatto ed esagerato e l’autore mette subito in chiaro la cosa:
Non sono né un pessimista né un ottimista, sono solo uno scienziato che prova a spiegare come funziona davvero il mondo, e utilizzerò questa conoscenza per capire meglio quali sono i nostri limiti e le nostre opportunità in relazione al futuro.
Vaclav Smil è autore di oltre una quarantina di libri sul tema dell’energia di cui è considerato uno dei maggiori conoscitori al mondo. Questo libro è uno dei pochi, forse l’unico, destinato ad un pubblico vasto e non specializzato e tende a far capire con una densità di spiegazioni e numeri come funziona il nostro mondo.
Partiamo subito dalla fine:
Per coloro che ignorano gli imperativi energetici e materiali del nostro mondo, che preferiscono inneggiare a soluzioni verdi piuttosto che comprendere come siamo arrivati a questo punto, la ricetta è semplice: basta decarbonizzare, passare dal bruciare carbonio fossile al convertire inesauribili fonti di energia rinnovabile. Il problema fondamentale è che facciamo parte di una civiltà basata sui combustibili fossili e i cui progressi tecnici e scientifici, la qualità della vita e la prosperità raggiunta dipendono dalla combustione di enormi quantità di carbonio fossile, e non possiamo semplicemente abbandonare nell’arco di qualche decennio, figuriamoci nel giro di qualche anno, questo fattore determinante delle nostre fortune.
L’impostazione del libro è convincente perché prende le distanze dalle solite guerre tra tifosi:
l’idea che ho promosso per decenni: sostiene che ci si debba allontanare da posizioni estreme. I fautori di queste posizioni (sempre piú sguaiati nonché fonti di maggiore confusione) rimarranno delusi: qui non troverete le grida di dolore di chi pensa che il mondo finirà nel 2030 né l’infatuazione per le capacità rivoluzionarie di un’intelligenza artificiale che si suppone arriverà prima di quanto immaginiamo.
Andiamo al sodo: ci libereremo presto del petrolio come maggiore elemento per la produzione della nostra energia a vantaggio di altre forme verdi come eolico, solare, elettrico ecc..?
No, dice l’autore, è impensabile per il presente e per il futuro a breve e medio periodo perché il petrolio ha la più alta densità energetica di tutti i combustibili disponibili, è facile da estrarre, da stoccare e da distribuire e quindi facilmente accessibile quando serve.
Nel libro l’autore fa una breve storia di come il mondo si è organizzato e strutturato nel tempo e una cosa che fa molto riflettere è che, nonostante siano enormemente migliorate le nostre condizioni di vita e di lavoro, il mondo funziona grosso modo nello stesso modo da più di cento anni.
Quando pensiamo alle straordinarie invenzioni degli ultimi decenni in fatto di tecnologia, tra tutte l’invenzione dello smartphone e internet, non ci rendiamo conto che se non avessimo avuto né uno né l’altro, il mondo sarebbe funzionato nei suoi fondamentali allo stesso modo.
le nostre società si reggono in piedi grazie a materiali frutto dell’ingegno umano, focalizzandosi su quelli che chiamo i quattro pilastri della civiltà moderna: ammoniaca, acciaio, calcestruzzo e plastica. Comprendere questa realtà ci rivela la natura ingannevole di tante dichiarazioni oggi di moda sulla smaterializzazione delle economie moderne, che sarebbero dominate dal settore dei servizi e da dispositivi elettronici miniaturizzati.
Tutto quello che arriva sulle nostre tavole e mangiamo ogni giorno, che sia carne o frutta, cereali o verdure, quindi tutta la produzione di cibo al mondo ha una caratteristica che li accomuna: richiede l’impiego, diretto o indiretto, di quantità considerevoli di combustibili fossili.
è relativamente facile generare energia elettrica per mezzo di turbine eoliche o pannelli solari, invece che bruciare carbone o gas naturale, ma sarebbe molto piú difficile far funzionare tutti i macchinari agricoli senza l’ausilio dei combustibili fossili allo stato liquido o produrre tutti i fertilizzanti necessari e altri prodotti agrochimici senza petrolio e gas naturale. In breve, per decenni sarà impossibile nutrire adeguatamente il pianeta senza l’impiego di combustibili fossili come fonti di energia e materie prime.
L’ ammoniaca dei quattro pilastri è quello più direttamente collegato alla produzione di cibo, in particolare alle tonnellate che occorrono per poter produrre i fertilizzanti, l’ingrediente vincente che ha fatto in modo di ridurre drasticamente il numero di persone dedicate all’agricoltura.
Nell’arco di due secoli, la quantità di lavoro umano necessario a produrre un chilogrammo di grano nordamericano è passata da dieci minuti a meno di due secondi. Cosí funziona davvero il mondo moderno.
Ovviamente poi occorre energia per poter portare il cibo sulle nostre tavole, dal confezionamento al trasporto:
quando vengono acquistati in un supermercato della Scandinavia, i pomodori provenienti dalle serre in plastica riscaldate di Almería incorporano un costo energetico di produzione e trasporto straordinariamente elevato. Il totale equivale a circa 650 mL / kg, ovvero piú di cinque cucchiai (ciascuno contenente 14,8 millilitri) di gasolio per ogni pomodoro di dimensioni medie (125 grammi)!
Ma oltre al cibo, tonnellate di idrocarburi sono importanti per costruire ponti, palazzi e strade (cemento ed acciaio)
Nel 2019, il mondo ha consumato circa 4,5 miliardi di tonnellate di cemento, 1,8 miliardi di tonnellate di acciaio, 370 milioni di tonnellate di plastica e 150 milioni di tonnellate di ammoniaca, e sostituirli con materiali differenti non sarebbe affatto facile – di certo non in tempi stretti o su scala globale
Un intero capitolo del libro è dedicato al riscaldamento globale e l’autore dimostra come il fenomeno non è stato scoperto di recente ma che nulla si è fatto in decenni per migliorare la situazione.
Su questo argomento lo scienziato si tiene alla larga dagli estremismi di chi ignora completamente il problema o chi invece pensa che sia imminente la fine del mondo.
Non si tratta di un libro che offre ricette per il futuro del pianeta, si limita a descrivere la situazione. Si guarda dal trovare facili soluzioni anche se il processo di elettrificazione della società moderna può essere una strada percorribile:
Il processo di generazione dell’energia elettrica potrebbe essere il piú veloce a essere decarbonizzato, visto che i costi di installazione per unità di potenza solare o eolica possono competere con le alternative meno costose basate sui combustibili fossili, e alcuni Paesi vi hanno già convertito una quantità notevole della loro produzione di elettricità. Tra le maggiori economie, la Germania è l’esempio piú degno di nota: a partire dal 2000, ha decuplicato la propria capacità eolica e solare e aumentato la quota di rinnovabili (energia eolica, solare e idroelettrica) dall’11 al 40 per cento della produzione totale.
Ma per avere un impatto importante sul mondo, i processi di creazione di energia elettrica dovrebbero aumentare considerevolmente e al momento l’unica forma di accumulo di grosse quantità di energia sono le centrali idroelettriche con impianto ad accumulo che sfruttano l’elettricità notturna meno costosa per pompare l’acqua da un bacino di raccolta a valle fino al bacino a monte. Altri metodi di conservazione come batterie, stoccaggio ad aria compressa e supercondensatori hanno ancora capacità di diversi ordini di grandezza inferiore a quello che servirebbe in una grande città anche soltanto per un solo giorno.
Poi ci sarebbe l’energia nucleare pulita ed efficiente ma la maggior parte dei governi delle più grandi economie mondiali hanno dimostrato di crederci sempre meno.
In un intero capitolo si parla di (errata) “percezione del rischio” da parte dei cittadini rispetto alla presunta pericolosità di centrali nucleari.
La conclusione del libro ci parla di come:
Nessuno nel 1945 avrebbe potuto prevedere un mondo con oltre 5 miliardi di abitanti in piú, ma che nutre la propria popolazione meglio di quanto sia riuscito a fare in qualsiasi altro momento della storia – anche mentre continua a sprecare una quota imperdonabile di tutto il cibo che produce. E nessuno aveva previsto un mondo che avrebbe relegato un ampio numero di malattie infettive (in particolare la poliomielite a livello globale e la tubercolosi nei Paesi ricchi) alle pagine dei libri di storia, ma che non è capace di impedire l’acuirsi della diseguaglianza economica, neanche nei Paesi piú benestanti; un mondo che è molto piú pulito e in salute, ma allo stesso tempo piú inquinato (in modi nuovi, dalla plastica negli oceani ai metalli nel suolo) e precario che mai, a causa del deterioramento in corso della biosfera; o un mondo immerso in flussi di informazioni istantanee ed essenzialmente libere di cui possiamo godere al costo di una disseminazione massiccia di notizie errate, di menzogne e di affermazioni riprovevoli.
Il futuro quindi non è preordinato e predeterminato e la forma che prenderà dipenderà dalle nostre azioni. Certo come dice Vaclav Smil: avere un’idea realistica del nostro passato, del presente e delle incognite relative al futuro, è la base migliore da cui approcciare lo sconosciuto orizzonte temporale che si staglia di fronte a noi.