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Come funziona il cervello, chi siamo davvero?

Il meraviglioso libro del neuroscienziato David Eagleman

David Eagleman è un 51enne neuroscienziato che insegna a all’Università di Stanford in California. Oltre ad essere brillante come docente è un abilissimo comunicatore ed è stato spesso considerato il “Leonardo da Vinci” del cervello per le sue numerosi invenzioni nel campo, tra cui un dispositivo per la diagnosi della schizofrenia.

l’autore David Eagleman

Tra le sue diverse pubblicazioni ha colpito la mia attenzione il libro Il tuo cervello, la tua storia” edito da Corbaccio, il cui sottotitolo non da adito a dubbi: “come funziona, come inganna, come usarlo al meglio”. Ed è quello di cui vi parlerò in questo articolo.

Il primo aspetto degno di riflessione rispetto a quello che siamo e che ci distingue dagli animali è che:

Noi esseri umani, alla nascita siamo impotenti. Passiamo un anno circa senza essere in grado di camminare, e ne passano altri due prima che possiamo articolare pensieri compiuti, e molti di più prima di essere in grado di difenderci da soli. La nostra sopravvivenza dipende in tutto e per tutto da chi ci circonda. I delfini, per esempio, nascono nuotando; le giraffe imparano a stare in piedi in poche ore; un cucciolo di zebra è in grado di correre entro quarantacinque minuti dal momento della nascita.

Questo fondamentale aspetto ci permette di stabilire la prima pietra miliare della nostra storia come individui e l’autore lo chiarisce sin dall’esordio: “A livello neurale, ciò che voi siete dipende da dove siete stati”.

E’ un concetto su cui sono sempre stato personalmente convinto anche guardando le storie di successo di grandi uomini e dove sono nati. Un approccio alla psicologia di Alfred Adler (peraltro molto interessante) che avevo approfondito nel valido libro, (io l’ho ascoltato in audiobook): Il coraggio di non piacere: Liberati dal giudizio degli altri e trova l’autentica felicità mi aveva fatto dubitare a riguardo ma la scienza ha riconfermato i miei pensieri.

Secondo Eagleman il cervello umano nasce in modo straordinariamente incompleto e viene modellato nei dettagli dall’esperienza di vita che lui chiama “cablaggio dal vivo”.

Il processo per diventare quello che siamo “è caratterizzato dalla potatura delle possibilità che erano già presenti. Diventate chi siete non per ciò che cresce nel vostro cervello, bensì per quanto è stato eliminato”.

Senza un ambiente che provveda all’assistenza emozionale e alla stimolazione cognitiva, il cervello umano non può svilupparsi normalmente. E tutto questo è molto importante nei primi anni di vita sebbene il processo di costruzione di un cervello umano continui fino ai 25 anni di età. Segue nel libro una interessantissima disamina del cervello e degli atteggiamenti connessi tra pubertà, adolescenza ed età adulta.

La memoria e i ricordi. La vista non è una videocamera

L’aspetto più affascinante e incredibile del libro è legato al nostro rapporto con la memoria e i ricordi. Chissà quanti film o libri ci hanno raccontato storie di ricordi del passato, della nostra infanzia in maniera completamente fallace: “anziché essere un’accurata videoregistrazione di ogni singolo momento della vostra vita, la memoria è un fragile stato cerebrale di un tempo passato che deve essere resuscitato perché ve ne possiate ricordare”.

La spiegazione è tutta scientifica ed è legata al ruolo dei nostri neuroni che devono svolgere contemporaneamente diverse mansioni. Ed il grande problema del ricordo non è tanto il tempo quanto l’accumularsi di altri ricordi in quanto i neuroni legati a quella memoria nel frattempo sono stati coinvolti in altre attività. La cosa soprendente è che noi crediamo che quel ricordo sia lì come un quadro ed invece no.

Tutto quello che è relativo ad un ricordo può essere ulteriormente “inquinato” da fattori successivi. Avete incontrato una coppia di amici un mese fa, oggi scoprite che si sono lasciati e guarda caso se ricordate quella cena troverete degli elementi premonitori tipo: è vero lui era taciturno, parlavano poco tra di loro ecc..

Noi non possiamo impedire che il presente alteri il passato. Un singolo evento può essere percepito in modo diverso durante i nostri stadi della vita.

Ed adesso tenetevi forte:

Il ricordo del nostro passato non è una registrazione fedele, è piuttosto una ricostruzione, che può talvolta confinare con la mitologia. Quando passiamo in rassegna i ricordi della nostra vita, dovremmo farlo con la consapevolezza che non tutti i particolari sono accurati. Alcuni di essi provengono da storie su noi stessi che la gente ci ha raccontato; altri sono influenzati da quello che pensavamo avrebbe dovuto accadere. Quindi, se la vostra risposta alla domanda su chi siete è basata semplicemente sui vostri ricordi, ciò rende la vostra identità una strana, mutevole narrazione in via di svolgimento.

Ma non è finita qui con le scoperte, i dubbi e gli interrogativi su chi siamo. Cosa è la coscienza, qual è il significato delle nostre vite?

Dopo aver letto decine di libri su auto miglioramento, successo e felicità ero preparato a questa risposta. Il significato non esiste o meglio siamo noi a dare significato alle cose a seconda di quello che abbiamo vissuto e di cosa ce ne siamo fatti di quelle esperienze.

E’ un concetto che ho trovato in tutti i libri più seri ed adesso mi sento confortato anche dalle neuroscienze:

Voi non percepite gli oggetti così come sono, li percepite in funzione di chi siete voi. Ognuno di noi segue la propria traiettoria – guidata dai nostri geni e dalle nostre esperienze – e come risultato ogni cervello ha una vita interiore diversa.

Ricapitolando un discorso lungo, articolato e denso di esempi ed aneddoti, l’autore ci dice che i nostri occhi non sono come videocamere che registrano fedelmente ciò che vedono. Il vostro cervello formula supposizioni su quello che state vedendo basandosi sul vostro modello interno, costruito grazie agli anni passati a camminare in altre vie della città. Ogni vostra esperienza ha contribuito a formare il modello interno del cervello.

Esiste la consapevolezza?

In realtà noi non siamo mai davvero presenti nel momento. L’esperienza consapevole è in realtà solo memoria immediata, il nostro cervello continua a chiedersi: che cosa è appena successo?

Il libro è talmente denso che su ogni aspetto trattato, visto dal punto di vista scientifico, si potrebbe aprire un dibattito su chi siamo, come vediamo le cose e come ce le rappresentiamo.

Un altro aspetto profondo esaminato dal testo, mette in dubbio come e perché scegliamo di fare quello che facciamo:

Se tenete in mano una bevanda calda, siete portati a descrivere più favorevolmente la vostra relazione con un altro membro della famiglia; se tenete in mano una bevanda fredda, esprimerete un’opinione poco favorevole. Perché succede questo? Perché i meccanismi mentali che giudicano l’intensità di calore umano si sovrappongono ai meccanismi che giudicano il calore fisico, e gli uni influenzano gli altri. Il risultato è che la vostra opinione su qualcosa d’importante come la relazione tra voi e vostra madre può essere manipolata dal fatto che avete preso un tè caldo o un tè freddo. Così, se vi trovate in un ambiente pervaso dalla puzza, sarete propensi a prendere decisioni morali più severe; per esempio, sarete più propensi a giudicare immorali le azioni fuori dal comune di qualcuno. In un’altra ricerca si è dimostrato che durante una trattativa commerciale sarete un negoziatore più inflessibile se siete seduti su una sedia scomoda; al contrario sarete più accomodanti se la sedia sarà comoda.

Una serie di esperimenti fatti da scienziati porta l’autore alla conclusione che non importa se la nostra consapevolezza cosciente sia coinvolta o meno, e il più delle volte non lo è. Il cervello raccoglie informazioni sul mondo esterno e indirizza in modo appropriato il nostro comportamento.

Ma allora siamo essere consapevoli o inconsapevoli?
E’ certo che la consapevolezza viene coinvolta quando succede qualcosa di inaspettato e dobbiamo decidere cosa fare nell’immediato. Il cervello prova sempre ad andare avanti col pilota automatico ma non è sempre possibile.

Attraverso la consapevolezza il nostro cervello non solo reagisce alle sorprese ma risolve tutti i conflitti interni tipo quando stiamo per scegliere se prendere un gelato e cedere al piacere oppure non prenderlo perché vogliamo mantenere la linea.

Il vostro cervello è come un parlamento neurale, composto di partiti politici rivali che si combattono per pilotare la nave dello Stato. Talvolta prendete decisioni egoistiche, talvolta generose, talvolta impulsive e talvolta con una prospettiva a lungo termine. Siamo creature complesse, composte da molteplici impulsi, tutti impegnati a esercitare il potere.

Il cervello prende migliaia di decisioni ogni giorno della nostra vita condizionando la nostra esperienza del mondo. Cosa indossare, a chi telefonare, rispondere o meno ad una email, le decisioni sono alla base di ogni nostra azione e pensiero.

La nostra identità emerge dalle battaglie nel “Parlamento neurale” che in ogni momento avvengono nel cervello.

La sensazione del libero arbitrio

E’ un tema tuttora ancora complesso anche per le neuroscienze, una scienza troppo giovane per arrivare a delle conclusioni a riguardo. Tuttavia, sebbene non esistano ancora esperimenti così chiari da farci escludere del tutto il nostro libero arbitrio, David Eagleman ci mette in guardia rispetto alle nostre scelte: le nostre vite sono pilotate da forze che sono al di là della nostra capacità di comprensione e di controllo.

Come detto il libro offre spunti che spingono a riflettere alle nostre abilità, pensieri, decisioni, etica individuale ma pone anche interrogativi rispetto alla società, al rapporto col dolore, alla guerra, all’emarginazione e al futuro, in particolare al futuro dei nostri cervelli, e all’eventuale rapporto tra cervello e macchina che oggi sembra ancora fantascienza.

E’ un libro che fa pensare. Da leggere e rileggere per capire meglio chi siamo e anche chi potremo essere.
Fammi sapere cosa ne pensi nei commenti.

Una cosa è certa: la nostra specie si trova all’inizio di qualcosa, ma non sappiamo bene che cosa. Siamo a un punto senza precedenti della nostra storia, il punto in cui neuroscienze e tecnologia si evolvono di pari passo. Il risultato di questo interscambio è destinato a cambiare ciò che siamo.

2 risposte su “Come funziona il cervello, chi siamo davvero?”

Vorrei che mi spiegassi il riferimento ad Adler. Da quel che mi ricordo, Adler sostiene che ognuno di noi può decidere di essere felice, a prescindere dal proprio passato.

Eagleman dice che l’ambiente condizione lo sviluppo del cervello e quindi influenza chi siamo oggi e, va da sè, in parte anche chi diventeremo.

Come si legano questi due concetti? Non li vedo in contrapposizione

Quando Adler fa riferimento allo “stile di vita” afferma che più che le condizioni oggettive dell’ambiente in cui si cresce, è importante quello che te ne fai di quello che ti accade. Un concetto su cui sono assolutamente d’accordo tuttavia, a mio avviso, le condizioni di eredità culturali e sociali che l’ambiente oggettivamente ti imprime, inevitabilmente cambiano il corso degli eventi della tua vita. In realtà non è una vera contrapposizione, ma una sfumatura che avevo colto.

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